Eccomi qua, dopo lunghissimi tempi di elaborazione finalmente sono riuscito a portare a termine l'assignment 3, confidando di essere più veloce nello svolgere gli altri compiti, vi auguro buona lettura:
“Stare online” può essere arricchente e importante per una persona ma certamente presenta anche difficoltà e rischi. Non mi riferisco a difficoltà tecniche in quanto mezzi per “stare online” sono semplici da usare e oramai quasi alla portata di tutti. E’ difficile “stare online” in quanto a mio parere occorre cultura e maturità per sapersi orientare tra le tantissime opzioni presenti in rete e saper scegliere quelle che veramente hanno un valore e possano contribuire alla crescita della persona.
Occorre dunque cultura (vedere definizione in Wikipedia) dal p. pass. latino di colere, coltivare (che riporta al titolo dell’articolo “coltivare le connessioni”), intesa come quel bagaglio di conoscenze ritenute fondamentali e che vengono trasmesse di generazione in generazione. Qui iniziano subito i problemi sia per stabilire quali conoscenze sono effettivamente fondamentali (scolarizzazione inadeguata che punta più sulla quantità di nozioni che sulla qualità dell’insegnamento) sia nella trasmissione delle conoscenze di generazione in generazione (che si è quasi interrotta a causa della delega educativa fatta dalla famiglia alla scuola e della difficoltà di dialogo tra genitori e figli). Anche la definizione di cultura presente sul vocabolario Zanichelli è similare: “complesso di cognizioni, tradizioni, procedimenti tecnici, tipi di comportamento trasmessi e usati sistematicamente, caratteristico di un dato gruppo sociale, di un popolo o dell’intera umanità” che ci riporta al problema di individuare tali conoscenze e della loro trasmissione.
Interessante a tale proposito è anche la definizione di conoscenza (vedere definizione in Wikipedia) come la consapevolezza e la comprensione di fatti, verità o informazioni ottenuti attraverso l'esperienza o l'apprendimento (a posteriori), ovvero tramite l'introspezione (a priori). La conoscenza è l'autocoscienza del possesso di informazioni connesse tra di loro, le quali, prese singolarmente, hanno un valore e un'utilità inferiori. E da qui si ritorna all’importanza dello “stare online” inteso come mezzo per “coltivare le connessioni”.
Per “stare online” occorre inoltre maturità (vedere sempre definizione su Wikipedia) intesa come la proprietà di una persona di raggiungere nel tempo giusto il compimento del proprio essere. Questa comporta ulteriori problemi per stabilire quali siano i tempi giusti in una società che tende sempre più ridurre i tempi (ritmo frenetico della vita, cultura della velocità, fast food, ecc.) e cosa significhi il compimento del proprio essere in una società orientata tutta verso l’avere. Il vocabolario Devoto Oli definisce invece maturità di una persona “la capacità di orientamento o di comportamento, fondata sull’acquisizione seria, completa e definitiva dei dati dell’esperienza” con il problema anche qui di stabilire quali dati siano seri, completi e definitivi.
Certo è anche vero che per “stare online” non si può aspettare di avere un certo livello culturale, né di aver acquisito un certo grado di maturità (come stabilire poi i livelli giusti?), altrimenti si rischia di non partire mai e di non usufruire di questo importante strumento di crescita.
Ritengo che “stare online” in definitiva sia un po’ come partire per un viaggio verso un mondo nuovo con il proprio bagaglio culturale, piccolo o grande che sia, durante il quale si possono acquisire nuove esperienze e nuove conoscenze che, se le sappiamo valutare criticamente, accrescono il nostro bagaglio avendo comunque la consapevolezza della nostra “ignoranza” di fondo.
martedì 21 aprile 2009
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